Stefano: “Cari assistenti sociali, ascoltateci di più!”

Quando ho conosciuto Agevolando ero ancora in comunità. Matteo era uscito da poco, e un nostro ex educatore gli aveva proposto di partecipare a qualche incontro di questa nuova associazione che stava nascendo anche a Torino. Era entusiasta, e così ha coinvolto anche me. Io all’inizio ho pensato: “Perché no?”. Era l’occasione per fare qualcosa di diverso e uscire un po’dalla comunità. Ricordo ancora il primo incontro del Care leavers network a Torino: eravamo emozionatissimi, nessuno parlava. Poi mi sono deciso a rompere il ghiaccio. Diletta, la coordinatrice del progetto, ci aveva chiesto di raccontare una storia legata alla nostra esperienza di vita in comunità e io raccontai al gruppo un mio rocambolesco tentativo di fuga dalla comunità, insieme a Matteo. Abbiamo iniziato a ridere…e ci siamo accorti di avere tanto in comune anche con gli altri ragazzi che partecipavano all’incontro.

Oggi ho 20 anni, vorrei iscrivermi all’Università. C’è una differenza abissale in me dal ragazzino che ero quando sono entrato in comunità ad oggi. Quell’esperienza, e poi l’incontro con Agevolando e il Care leavers network, per me sono stati un’occasione di crescita e profondo cambiamento. Conoscere altri ragazzi e ragazze, le loro storie e le loro esperienze, mi ha aiutato a “tirarmi fuori” da quello che stavo vivendo, mi ha fatto uscire da un atteggiamento vittimistico. Mi sono reso conto che non ero solo, che c’erano tanti altri ragazzi che vivevano situazioni difficili. È stato uno scossone…ma bello. Un’esperienza che mi ha arricchito enormemente.

Qui in Piemonte ci sono state tante persone che hanno creduto in noi ragazzi e nel nostro potenziale. Mi piace ricordare la professoressa Joëlle Long, dell’Università di Torino, che da alcuni anni ci invita a tenere lezioni ai suoi studenti. È stata la prima a credere in noi e a offrirci questa opportunità. In verità all’inizio eravamo un disastro! Oggi siamo molto più tranquilli e preparati. Portiamo le nostre storie, ma non solo, possiamo offrire un apporto ancora più significativo. Una volta una studentessa, futura assistente sociale, ci ha detto: “Noi leggiamo tanto, ma non siamo pronti alla pratica”. Ecco: noi Care leaver non abbiamo invece la teoria ma possiamo portare la nostra esperienza e aiutare gli studenti a diventare professionisti migliori e più consapevoli. Questo confronto non è per nulla scontato ma può offrire straordinarie opportunità.

Oltre agli studenti abbiamo incontrato anche tanti professionisti pronti ad ascoltarci. Ad aprirci la strada, anche in questo caso, è stata una persona: Barbara Rosina, presidente dell’Ordine degli assistenti sociali della Regione Piemonte.

Poter condurre degli incontri di formazione per gli assistenti sociali per noi è emozionante, ci rendiamo conto che per loro non è facile modificare delle certezze così profondamente radicate in loro. Ma anche gli assistenti sociali non possono sapere tutto! Il nostro obiettivo è quello di migliorare il sistema di accoglienza per tutti i ragazzi e le ragazze che verranno dopo di noi, abbiamo questo ruolo critico. Cerchiamo di far comprendere delle cose agli assistenti sociali perché possano lavorare meglio. Ovviamente questi incontri di formazione hanno dei rischi, raccontare le nostre storie ci mette spesso in una posizione scomoda, possiamo non essere compresi, ci sono spesso dei precedenti difficili. Per questo iniziamo gli incontri con gli assistenti sociali con un “Patto di non belligeranza”: ci impegniamo a sentirci tutti allo stesso livello, persone di fronte ad altre persone. Sappiamo di muoverci in un terreno scivoloso ma cerchiamo di venirci incontro. Le nostre storie ed esperienze sono un patrimonio prezioso: sarebbe uno spreco non ascoltarci e non approfittare di quello che abbiamo da offrire.

Giorgio Vergano, coordinatore del network in Piemonte, dice sempre che Agevolando per lui è stata un’esperienza “life changing”, che ha cambiato completamente in meglio il suo modo di lavorare.

Io è proprio questo che spero quando incontriamo studenti e professionisti.

Concludo con un’ultima riflessione. In Piemonte negli ultimi tempi si è aperto un dibattito sugli allontanamenti dei minori, a seguito di una proposta di legge chiamata “Allontanamento zero”. Io vorrei dire che non bastano gli aiuti economici per aiutare le famiglie in difficoltà. E se penso che quel ragazzo non allontanato avrei potuto essere io…mi vengono i brividi. Se non avessi vissuto l’esperienza dell’accoglienza in comunità – per quanto sia stato uno strappo doloroso – oggi non sarei la persona che sono, i problemi si sarebbero radicati, e non so che cosa avrei fatto. Per questo invitiamo i professionisti a riflettere anche su questo, perché noi ragazzi sappiamo bene quanto è importante poter chiedere aiuto quando la propria famiglia di origine fa fatica.

Cari studenti, cari professionisti…continuate a incontrarci e ad ascoltarci. Insieme, possiamo cambiare le cose in meglio.

A cura di Silvia Sanchini

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