Carlo: “Sul palco, con la comicità, posso essere me stesso”

Non dimenticherò mai il momento in cui – dopo 4 anni, 3 mesi e 3 giorni – ho lasciato la comunità in cui vivevo

Questo giorno ha coinciso con due tappe davvero importanti del mio percorso: l’inizio dell’Università e l’ingresso in un appartamento in cui abito grazie all’affiancamento di due genitori affidatari.

Oggi ho quasi 22 anni e studio Scienze dell’educazione all’Università Bicocca di Milano. La famiglia affidataria che mi aiuta l’ho conosciuta nell’ambito della cooperativa Comin, per cui facevano volontariato.
Io vivo nella scala B e loro nella scala A. Questo progetto sembra davvero cucito su misura per me: ho la mia libertà, ma posso al tempo stesso confrontarmi con loro tutte le volte che voglio. È nata un’amicizia davvero bella.
Non sarei mai potuto (né voluto) rientrare nella mia famiglia di origine al termine del percorso in comunità e senza avere incontrato questi due genitori non so davvero cosa avrei fatto.

Ho scelto di studiare Scienze dell’educazione perché mi sono reso conto che do il meglio di me nella relazione con le persone. Avevo studiato al Liceo economico e vinto anche un concorso creando un’ipotetica impresa sociale. Mi piaceva l’economia, ma ero sempre stato affascinato dagli educatori che avevo incontrato. Guardavo il loro lavoro in comunità e pensavo che un giorno mi sarebbe piaciuto essere così, costruire relazioni vere e sincere.

All’Università ha dovuto imparare a fare i conti con l’incontrare nuove persone che non conoscevano la mia storia. All’inizio facevo fatica: non sapevo cosa raccontare, come raccontarlo e a chi. Come avrebbero reagito? Come potevo tutelarmi?

Agevolando è stata un grande aiuto in questo.

Ho capito che non devi mai denigrare quello che sei, ma al tempo stesso non devi sbandierarlo.
Ho imparato ad accettare anche le mie ansie e le mie fatiche, il mio passato e le esperienze difficili che ho vissuto: perché mi hanno permesso di diventare la persona che sono.
Inoltre mi sono accorto che sono tanti i miei coetanei che hanno avuto delle difficoltà, pur senza essere cresciuti in comunità. A volte ci sono ragazzi che soffrono ancora più di me anche se vivono in famiglia. Ognuno di noi ha un bagaglio pesante da portare, non è una gara a chi soffre di più.

Cinque anni fa grazie a Chiara, un’educatrice, che ci ha coinvolti in uno spettacolo di teatro comico ho scoperto il mio amore per il cabaret e la stand-up comedy. Il mio primo monologo è stato proprio dedicato ai miei educatori!
L’anno dopo mi sono iscritto ufficialmente all’Accademia del Comico, ho scritto un altro pezzo sulla vita in comunità. Sono al terzo anno dell’Accademia e questa passione è diventata ormai una cosa seria.

Mi sono accorto che salire sul palco e far ridere la gente è bellissimo. Sul palco porti veramente te stesso.
Racconti cose che riguardano la tua vita e le guardi sotto un’altra prospettiva, nel portarle agli altri per un attimo le rendi più belle.
I miei miglioramenti sul palco hanno sempre coinciso con un miglioramento del mio percorso di vita.
Il teatro mi ha insegnato a non interessarmi del giudizio della gente, a prendere le cose con più leggerezza.
Quando sali sul palco sei costretto a misurarti con quello che sei tu. È difficile guardarsi con gli occhi degli altri ma quando inizi a farlo e a trovare il tuo stile, quando vedi la gente ridere insieme a te, è bellissimo e diventi più consapevole anche della tua vita.

Anche lo sport mi ha aiutato tanto, pratico atletica. Fare attività esterne alla comunità è molto importante perché ti offre delle opportunità che quando sei ragazzo non sempre vedi, ma che poi possono diventare fondamentali nel tuo percorso futuro.

Aver vissuto in comunità, oggi mi sta permettendo di fare tantissime esperienze che mi arricchiscono molto: viaggi, progetti, scambi europei…
È importante lavorare su di sé per essere pronti a cogliere queste opportunità.
All’inizio nessuno è pronto, ci vuole tempo e coraggio, bisogna imparare a fidarsi.
Io ho avuto l’occasione di incontrare tante persone e a volte ho fatto degli errori, mi sono a volte fidato di chi non dovevo. Ma poi nel tempo impari a scegliere!

Spesso racconto la mia storia e la mia esperienza a altri studenti universitari o in vari contesti. All’inizio c’è un po’di narcisismo, ti senti uno “strafigo”.
Ma poi capisci che le motivazioni nel farlo devono essere più profonde.
È importante riconoscere che c’è una dimensione che ti fa stare bene, ma c’è anche una parte che puoi donare agli altri.

Lo fai per te ma anche per chi incontri.

A cura di Silvia Sanchini

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