#DecretoBambini: a che punto siamo

È marzo. Siamo in pieno “lockdown” a causa della diffusione della pandemia da Coronavirus. Federico Zullo, presidente di Agevolando, ha un’intuizione: è necessario rimettere al centro del dibattito le preoccupazioni e i bisogni di bambini e ragazzi, temi che sembrano essere poco presenti nel dibattito pubblico in quel momento.

Insieme a un gruppo di organizzazioni, professionisti e cittadini si avvia quindi un fitto lavoro per dialogare con la politica e sensibilizzare la cittadinanza sulle difficoltà specifiche che bambini e ragazzi stanno vivendo in un drammatico momento per il Paese.

Nasce così il movimento per chiedere un “#DecretoBambini”. Aderisce subito il gruppo #5BuoneRagioni (Cismai, Cnca, Cncma, Progetto Famiglia, Sos Villaggi dei Bambini) insieme a voci autorevoli come la Società italiana di pediatria, Unicef Italia, Unione nazionale camere minorili, We world, Arciragazzi…e tante altre.

A circa cinque mesi da quella data, facciamo il punto sulle azioni svolte e i risultati ottenuti con Samantha Tedesco, responsabile Area programmi e advocacy di Sos Villaggi dei Bambini Italia.

Il 22 marzo un gruppo di organizzazioni e cittadini ha inviato una lettera aperta al presidente del Consiglio Giuseppe Conte e lanciato una petizione su Change.org per chiedere, subito, provvedimenti in favore dell’infanzia. Qual è stato l’esito di queste azioni?

La petizione ha raccolto oltre 5.000 adesioni da parte di organizzazioni, docenti universitari, professionisti del settore, semplici cittadini. La diffusione del testo della petizione e di un comunicato stampa per chiederci che impatto avrebbe avuto l’isolamento sui bambini e i ragazzi, soprattutto su quelli più “invisibili”, ha portato finalmente l’infanzia come tema del dibattito. Lo stesso premier Conte per la prima volta ha cominciato a parlare di diritti dei bambini, citando parti della nostra petizione.

E poi cosa è successo?

Abbiamo iniziato un lavoro di interlocuzione con le istituzioni e la politica. Abbiamo offerto le nostre riflessioni e il nostro contributo al Dcpm contenente le Linee guida per l’infanzia e le attività educative. Un gruppo di noi è stato invitato a partecipare al tavolo promosso dal Partito Democratico sull’infanzia: abbiamo introdotto alcune riflessioni e proposte su estate, scuola, interventi educativi diurni e residenziali, effetti della Didattica a distanza, povertà educativa ed

esclusione sociale. Tra marzo e maggio ci siamo impegnati a sollevare temi importanti: l’assenza di una riflessione sulla fascia d’età 0-3 anni, la preoccupazione per la mancata ripresa della scuola con conseguenze negative sul diritto al gioco e alla socializzazione, l’allargamento della forbice della povertà educativa.

Alcune nostre richieste sono state riprese anche dalle istituzioni più importanti, a partire dall’Autorità nazionale Garante infanzia e adolescenza che, insieme a noi, ha chiesto che nella task force di esperti nominati dal Governo ci fosse anche qualcuno competente in materia di politiche per l’infanzia.

Resta però ancora molto da fare. Quali sono le vostre principali preoccupazioni per il futuro?

Ci preoccupa la ripresa della scuola (in particolare la scuola per l’infanzia e primaria) sulle cui modalità ci sono ancora molti dubbi e zone d’ombra. Un altro contesto a rischio appare quello delle comunità residenziali per minorenni, anche perché mancano linee guide regionali comuni. Abbiamo ad esempio appreso che ci sono stati ragazzi e ragazze all’ingresso in comunità costretti a 14 giorni di isolamento anche se con tampone negativo. Abbiamo inviato una lettera al Governo anche su questi temi. Nonostante i tanti risultati raggiunti rimane una constatazione di fondo: tutte le questioni che riguardano i bisogni e i diritti dei bambini, sono spesso completamente ignorate, al di là di un pro-forma burocratico e spesso senza prendere in considerazione il contributo degli esperti in ambito pedagogico e sociale. Per questo non dobbiamo abbassare la guardia.

A cura di Silvia Sanchini

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