“Cause Majeur”: nasce un coordinamento di care leavers in Francia

Lo hanno chiamato “Cause Majeur”, con un gioco di parole tra “causa di forza maggiore” e “la causa dei maggiorenni”. Il collettivo nato in Francia il 26 marzo, riunisce varie associazioni impegnate a far valere i diritti dei Care leavers. Tra le sigle presenti, Sos Villages d’Enfants, sorella francese di Sos Villaggi dei Bambini Italia.

Solo in alcune zone della Francia i “jeunes majeurs” (i “giovani maggiorenni”, ovvero i ragazzi tra i 18 e i 21 anni) possono contare su misure di accompagnamento verso l’autonomia. Altrove, molti neomaggiorenni finiscono per strada. Un senzatetto su 4 è un giovane “fuori famiglia”.

Il tema sta emergendo con forza nel dibattito politico francese, dopo anni di oblìo. La causa? Un’inchiesta giornalistica, diffusa a gennaio sul canale pubblico France 3. Lo sconvolgente documentario ha rivelato distorsioni e scandali nella gestione delle comunità, con casi di maltrattamento dei “bambini collocati” nelle strutture collettive o presso famiglie affidatarie. “Bambini collocati” (Enfants placés) è l’espressione infelice con cui in Francia si designano i minorenni fuori famiglia.

Grazie alla Tv, finalmente il governo si è interessato al problema, nominando un sottosegretario alla tutela dell’infanzia (Adrien Taquet) e avviando una fase di concertazione con addetti ai lavori ed esperti.

Tra loro Lyès Louffok, ex bambino fuori famiglia e autore del libro “Dans l’enfer des foyers” (Nell’inferno delle comunità), membro del Consiglio nazionale sulla protezione dell’Infanzia e del neonato coordinamento dei Care Leavers “Cause Majeur”.

Louffok, a gennaio, ha dichiarato all’emittente radiofonica France Inter che il sistema di accoglienza dei ragazzi fuori famiglia “è sull’orlo dell’implosione”. “Ci sono mobilitazioni degli operatori – ha aggiunto -, testimonianze di ex fuori famiglia catastrofiche, immagini del documentario di France 3 che hanno indignato la Francia. E’ tutto un sistema che deraglia”.

I numeri sono impressionanti: 330mila minorenni sono seguiti dai servizi sociali francesi in questo momento e più della metà (177.000) sono stati allontanati dalle famiglie (65mila collocati in comunità e più di 100 mila in famiglie affidatarie). Oltre ai casi di maltrattamento e di cattiva gestione, c’è anche il problema della scarsità di famiglie affidatarie. E questo avviene nonostante in Francia gli affidatari siano ben remunerati e la loro attività sia una professione vera e propria (“assistente familiare”). Inoltre, l’immagine di questa professione è stata edulcorata dalla serie televisiva “Famille d’accueil”, che per 15 anni ha raccontato le vicende di una assistente familiare e dei bambini che accoglieva.

Ora, la prima delle richieste che gli addetti ai lavori avanzano al mondo politico è di approvare la proposta di legge presentata l’anno scorso dalla deputata Brigitte Bourguignon. La misura renderebbe obbligatorio per i dipartimenti (ossia le province) il sostegno ai neomaggiorenni fuori famiglia fino a 21 anni e, a discrezione dei singoli dipartimenti, lo estenderebbe fino a 25 anni. La proposta è ferma, soprattutto perché finanziarla costerebbe 500 milioni.

Approfondimento a cura di Eri Garuti, giornalista

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